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mercoledì 29 gennaio 2014

Ah, la logomachia


 Fiat Chrysler Automobiles presenta il suo nuovo logo, che sembra pensato dalla stessa mente (eufemismo) che ha partorito quello del Nuovo Centro Destra, ma con lo zampino di Lapo. 
Data la sua ambiguità, non sembrerebbe essere troppo sintonizzato sul mercato italiano, circostanza a volte pericolosa, come dimostra il logo sfornato inizialmente per il mercato spagnolo dai creativi (di nuovo: eufemismo) della Calgon.
Un'opera che a mio avviso resta insuperabile.


giovedì 23 gennaio 2014

Lo strano caso del dottor Matteo e di Mr Cavezzali

Caro Matteo,
leggo il tuo articolo sul fattoquotidiano.it  dedicatoagli italiani all’estero e, nel farlo, mi viene spontaneo domandarmi: ma è la stessa persona che ha scritto il post sui giornalistiitaliani che mollano i giornali?
Me lo chiedo perché quell’articolo mi aveva colpito. 

Mi ci ero riconosciuto, avendo condiviso molti dei sentimenti delle persone di cui racconti le scelte, le aspirazioni, le decisioni. Denotava una certa sensibilità, oltre ad un’abilità nel fotografare l’immagine di un Paese che non sa valorizzare i suoi giovani migliori.
Prima di leggere il tuo pezzo sugli italiani all’estero, avevo seguito i commenti (la maggior parte poco lusinghieri, a onor del vero) che arrivavano al tuo post attraverso i social media. E, con mia stessa sorpresa, mi sono trovato a condividerli (se non tutti, alcuni).

Sembra davvero, come molti lettori accusano, la “quintessenza del pregiudizio che corre sulla Rete”, uno dei più difficili sia da smorzare che da confutare. Il fatto poi, che tu stesso ammetti di “aver chiesto in giro”, non ha di certo aiutato a far percepire il tuo articolo come frutto di un’indagine approfondita ma – al contrario – fa pensare ad un commento superficiale e (spero) volutamente provocatorio.

Perché una provocazione può anche far bene, mentre è brutto etichettare come un disadattato che esce solo con altri italiani e non paga il biglietto del tram chi all’estero è stato “costretto” ad andare – da un Paese che delle sua abilità non sa che farsene, da una classe dirigente non intenzionata a far spazio ai giovani, da un sistema che non solo tollera ma incentiva la precarietà –  Conosco tante persone che da anni vivono e lavorano all’estero e posso assicurarti che non sono così. Stanno dalla parte dei “buoni” insomma, proprio come i tuoi amici ai quali ti riferisci alla fine dell’articolo.

E pazienza se quando sono Italia si lamentano. Avrà pure il diritto, quando tornano a casa, di dire che fuori si vive meglio. Lo fanno con lo stesso spirito di chi desidera tanto una cosa ma non riesce ad ottenerla, e perciò dice che non gli piace.

E, infine, scusali se durante le feste si abbuffano di lasagne e tortellini: prendono il meglio che questo Paese ha ancora da offrire.